Il progetto Pokeah* nasce dalla necessità di creare spazi “safe” in città piccole dove le realtà attive nell’ambito dell’inclusione sono praticamente inesistenti, fatta eccezione per ArciGay Caserta, il cui impegno è attivo sul territorio da 10 anni a questa parte. A causa di potenti sovrastrutture culturali, la nostra società sembra ancora non essere pronta ad accogliere l’alterità, in tutte le sue forme. Introdurre questo tipo di realtà nella nostra città risulta fondamentale in un momento storico in cui il cambiamento è in continuo divenire.
Il gergo utilizzato è parte di una ricerca del senso comune sulla questione LGBTQIA+, per ovvie ragioni mainstream, divertente e mai superficiale. La riappropriazione di una certa terminologia è parte del movimento e ci sembrava opportuno puntare sull’importanza della sovversione del linguaggio, decostruendo la formalità dell’istituzionale.
Pokeah* è un ampliamento di Poke. La a e la h finali, con l’aggiunta dell’asterisco, hanno la pretesa di utilizzare il femminile universale in maniera inclusiva (* questo è il simbolo che ha preceduto la recente schwa). È noto che la lingua italiana sia radicalmente sessista e preveda l’utilizzo di un maschile neutro universale come base del discorso. L’h appartiene al gergo LGBTQIA+ che tende ad enfatizzare la “gay attitude” attraverso l’utilizzo di espressioni e simboli che incontrano, secondo le tradizioni culturali occidentali, il mondo “femminile”. Tale attitude viene spesso scambiata per atteggiamento circense, eccessivo ed esagerato. Ma in realtà l’esagerazione definita anche “extravaganza” proviene dalla necessità di esistenza di questi corpi ritenuti ancora invisibili, diventando quindi una rivendicazione di base politica e soggettivante. Questi corpi, per essere riconosciuti come tali e per essere considerati come esistenti, devono fare ancora tanto rumore. Il rumore viene quindi manifestato in svariati modi, così come tutto il corredo simbolico di appartenenza.
Infatti anche le icone utilizzate per l’allestimento della location rispecchiano perfettamente l’obiettivo dello spazio: sentirsi a proprio agio. La ricerca di simboli nuovi che possano rappresentare l’ibridità di corpi non conformi, lontani dalla norma dominante, è stato uno dei nostri obiettivi. La sirena senza un seno e con i baffi, il tritone senza un braccio e con il rossetto, l’alieno-polpo, e il pesce-ballerina sono le icone pensate dal team Pokeah*.
Per quanto riguarda i colori dello spazio, abbiamo scelto di uscire dalla stereotipizzazione del rosa e dell’azzurro provando ad utilizzare un colore neutro: l’arancione. Abbiamo riscontrato quanto questa colorazione sia decisamente fuori dal binarismo riuscendo a restituire quella necessità che si trova tra l’intento del progetto e la lotta al sistema etero-normativo.
Ultimo ma non meno importante, quando parliamo di ‘’spazio’’ ci riferiamo chiaramente al locale di riferimento. In questo locale ci si può riunire, incontrarsi, ma soprattutto gustare del buon cibo. È infatti nella ristorazione che abbiamo scelto di investire le nostre idee poiché crediamo fortemente che il cibo sia capace di unire più di ogni altra cosa. Non esiste niente di più neutrale di una poke pensata per ogni palato -dal mare, alla terra, passando tra il vegetariano e il vegano- e che allo stesso tempo possa agire come fattore collante per l’intera società.
Questo progetto non vuole “dare parola a…”, questo progetto prende posizione: Pokeah* è dissidente, come lo sono i corpi delle persone che lo hanno creato. Pokeah* si muove attraverso le pieghe e cambia pelle ogni volta che incontra un suo simile. Muoversi sopra e attraverso le righe in maniera costante ma sempre nuova per creare contesti diversi e aperti a chiunque. Tutto questo è Pokeah*.
* una parte del ricavato verrà devoluto ad associazioni che si impegnano a favore dell’inclusione sociale